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Coronavirus, Ecco le misure sul fronte previdenziale e sociale contenute nel decreto "Cura Italia"

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Martedì, 17 Marzo 2020 07:45

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I contenuti del decreto legge "Cura Italia" adottato ieri dal Consiglio dei Ministri. Le aziende che sospendono l'attività potranno ricorrere alla Cassa integrazione in deroga per la durata massima di 9 settimane.

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Il Governo ha varato ieri il decreto legge "Cura Italia" per contrastare gli effetti economici dell'emergenza nazionale determinata dal dall'emergenza epidemiologica del Covid-19. Il provvedimento interviene su diversi fronti, da quello sanitario a quello economico, con l'obiettivo di ristorare famiglie ed imprese dal blocco forzato delle attività.

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La misura principale riguarda l'estensione della cassa integrazione in deroga all’intero territorio nazionale, a tutti i dipendenti, di tutti i settori produttivi.

 

I datori di lavoro, comprese le aziende con meno di 5 dipendenti, che sospendono o riducono l’attività a seguito dell’emergenza epidemiologica, potranno ricorrere alla cassa integrazione guadagni in deroga con la nuova causale “COVID-19” per la durata massima di 9 settimane. Tale possibilità viene estesa anche alle imprese che già beneficiano della cassa integrazione straordinaria.

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La misura si abbina la possibilità di accesso all’assegno ordinario con causale “emergenza COVID-19” anche ai lavoratori dipendenti presso datori di lavoro iscritti al Fondo di integrazione salariale (FIS) che occupano mediamente più di 5 dipendenti.

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Ai lavoratori con reddito annuo lordo fino a 40.000 euro che nel mese di marzo svolgono la propria prestazione sul luogo di lavoro (non in smart working) viene riconosciuto un premio di 100 euro, non tassabile (in proporzione ai giorni lavorati).

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Lavoratori autonomi

Per i lavoratori autonomi e le partite iva è riconosciuto un indennizzo (una tantum) di 600 euro, su base mensile, non tassabile. Secondo il Governo l’indennizzo coprirà una platea di quasi 5 milioni di persone: professionisti non iscritti agli ordini, co.co.co. in gestione separata, artigiani, commercianti, coltivatori diretti, coloni e mezzadri, stagionali dei settori del turismo e degli stabilimenti termali, lavoratori del settore spettacolo, lavoratori agricoli.

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Viene istituito un Fondo per il reddito di ultima istanza con una dotazione di 300 milioni di euro come fondo residuale per coprire tutti gli esclusi dall’indennizzo di 600 euro, compresi i professionisti iscritti agli ordini.

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DOPO LA LEGGE CURA " ITALIA"!

CE ANCHE LA LEGGE CURA L'INVALIDO CIVILE

                    Invalidità per coronavirus

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Ma quale invalidità può essere riconosciuta a causa del coronavirus?

 

Come inizialmente osservato, il lavoratore potrebbe diventare invalido o inabile a causa del coronavirus soltanto qualora la malattia si cronicizzi, o comporti conseguenze permanenti. La percentuale d’invalidità, o inabilità, riconosciuta dipenderà dalla riduzione della capacità lavorativa riscontrata a seguito delle conseguenze della malattia.

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Il coronavirus è una patologia nuova, ad oggi non compare in alcuna tabella Inps, o Inail.

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Tutela del coronavirus come malattia professionale

Qualora la malattia sia contratta a causa dell’attività lavorativa svolta il lavoratore può richiedere all’Inail la tutela prevista per le malattie professionali: deve essere dimostrabile il nesso tra le mansioni svolte o l’ambiente di lavoro che hanno esposto l’interessato al rischio e la patologia contratta.

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Il lavoratore che si ammala a causa del coronavirus può ottenere una pensione d’invalidità, d’inabilità o anticipata?

L’epidemia di coronavirus che sta flagellando l’Italia vede crescere esponenzialmente il numero dei contagiati: molti malati si trovano ricoverati in terapia intensiva e, in base a quanto reso noto dagli esperti, potrebbero necessitare di moltissimo tempo per riprendersi.

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Ma se il lavoratore non riesce a guarire può ottenere la pensione d’invalidità per coronavirus?

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Bisogna innanzitutto premettere che il lavoratore assente per malattia, nella generalità dei casi, è tutelato dall’erogazione dell’indennità di malattia, che viene riconosciuta, sino a un determinato periodo massimo, anche nell’ipotesi in cui si trovi in quarantena.

 

Per i dipendenti pubblici, la quarantena è equiparata al ricovero ospedaliero [1].

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Il lavoratore, però, non può ottenere la pensione anticipata per il solo fatto di avere una grave malattia: solo qualora la patologia comporti il riconoscimento di una determinata percentuale d’invalidità, o di un handicap, il lavoratore può aver diritto a delle tutele ulteriori, anche in termini pensionistici.

 

Ma il coronavirus è una malattia cronica che può comportare invalidità, cioè riduzione della capacità lavorativa dell’interessato? Ad oggi, le ricerche in merito sono tutt’altro che complete.

 

Pavel Volchkov, capo del Genome Engineering Laboratory presso l’Istituto di fisica e tecnologia di Mosca, ha spiegato al quotidiano le Izvestia che, nel corso della guarigione, il sistema immunitario di solito distrugge completamente le cellule infette e uccide i virus nel sangue.

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Sono stati però riscontrati in alcuni pazienti dei sintomi ripetuti, che indicherebbero una rimozione del virus solo parziale, quindi una sorta di cronicizzazione della malattia.

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Ad ogni modo, anche qualora il coronavirus non comporti uno stato patologico cronico, potrebbe comunque comportare dei danni permanenti, suscettibili di ridurre la capacità lavorativa del malato.

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Come si chiede il riconoscimento dell’invalidità?

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La procedura per richiedere il riconoscimento dell’invalidità, cioè della riduzione della capacità lavorativa, dipende dalla prestazione che si vuole ottenere, in quanto la valutazione dell’attitudine al lavoro si basa su presupposti diversi, a seconda del fondo d’iscrizione, della categoria di appartenenza del lavoratore e delle mansioni che concretamente questi potrebbe svolgere (ad esempio, pensione per inabilità alle mansioni, invalidità specifica per gli iscritti al fondo volo…).

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Pensione d’invalidità, inabilità e coronavirus professionisti

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Se l’interessato è un libero professionista, iscritto a una cassa di categoria, ed ha una grave patologia che comporta conseguenze croniche, quali potrebbe ad esempio comportare il coronavirus, può avere ugualmente diritto a una prestazione per invalidità o inabilità.

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Anche se la tutela prevista per i professionisti, in materia di malattia e invalidità, non è difatti ampia come quella prevista per i lavoratori dipendenti, negli ultimi anni le casse di categoria hanno previsto numerose prestazioni a sostegno del reddito, al verificarsi non solo di infortuni, ma anche di gravi patologie.

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Invalidità per coronavirus

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Ma quale invalidità può essere riconosciuta a causa del coronavirus? Come inizialmente osservato, il lavoratore potrebbe diventare invalido o inabile a causa del coronavirus soltanto qualora la malattia si cronicizzi, o comporti conseguenze permanenti.

 

La percentuale d’invalidità, o inabilità, riconosciuta dipenderà dalla riduzione della capacità lavorativa riscontrata a seguito delle conseguenze della malattia.

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Il coronavirus è una patologia nuova, ad oggi non compare in alcuna tabella Inps, o Inail.

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Tutela del coronavirus come malattia professionale

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Qualora la malattia sia contratta a causa dell’attività lavorativa svolta il lavoratore può richiedere all’Inail la tutela prevista per le malattie professionali: deve essere dimostrabile il nesso tra le mansioni svolte o l’ambiente di lavoro che hanno esposto l’interessato al rischio e la patologia contratta.

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